LAND
is a performance that uses a carpet to determine the action focusing the gaze towards a precise and clear dimension, which over time can open up to the surrounding landscape. A common horizon in which people are invited to act. The interest is in how external informations are absorbed and integrated in performer’s inner dimension. The carpet looks like a place of choice and acts as a membrane between the dancer's body and the outside. In this forcibly solitary space, the dancer has to build a code of gestures and gazes that over time allows the performer to define a network of real or imaginary relationships. The practice is conceived as an ongoing learning process that allows to locate the viewers and the performer in a common ground of interaction. LAND is an immersion into a delicate intimacy that makes its way through the folds of the body.
LAND ci parla del paesaggio come di un territorio instabile e cangiante, nel quale siamo completamente immersi.
Non più qualcosa di esterno a noi, ma qualcosa che si genera e si rigenera costantemente attraverso di noi: un
luogo che si articola su una rete di legàmi, visibili e invisibili, che ci connettono al fuori e alle altre persone. Il focus
della ricerca è sulla modalità in cui le informazioni esterne vengono rilevate e inserite all’interno del proprio
paesaggio interiore. In questa dimensione solitaria, il performer è chiamato a costruire un codice di gesti e
sguardi in grado di definire un’articolata rete di relazioni reali o immaginarie. La performance usa una moquette
per definire il luogo e il limite dell’azione: in questo modo si vuole orientare la fruizione verso una dimensione
precisa e netta, che nel tempo può aprirsi all’ambiente circostante e favorire la formazione di un territorio
orizzontale quindi condivisibile e non più solitario.